Dove alloggiare in Giappone

Dove alloggiare durante un viaggio in Giappone? Ci sono diverse alternative, io vi parlo di quelle da me sperimentate e delle mie preferenze in merito. Poi, come sempre, ognuno può avere necessità differenti o preferire soluzioni diverse. Nel mio caso, viaggiamo sempre in coppia e per noi la comodità è un requisito necessario.

Nella maggior parte dei casi, alloggiamo in hotel. Si tratta quasi sempre di business hotel, che non hanno prezzi astronomici, si trovano spesso vicini alle stazioni e sono quindi molto comodi per gli spostamenti, soprattutto quando devi muoverti con i bagagli. Non è una passeggiata dover raggiungere hotel situati in zone lontane dalle stazioni muovendosi con valigie piuttosto grosse che tocca trascinarsi lungo i marciapiedi, che tra l’altro nelle città  sono – giustamente – quasi del tutto percorsi dalle segnalazioni in rilievo per i non vedenti, e su e giù per scalinate quando non si trovano ascensori, o magari gli stessi sono talmente lontani da dove sei sceso che conviene farsi coraggio e sollevare le valigie trasportandole al piano inferiore o superiore, con tutti i rischi annessi, oltre alla fatica – eccomi qua, durante uno spostamento con trolley mastodonte a Kyoto, nel 2014, sono capitombolata giù per le scale di una stazione della metropolitana e solo per miracolo me la sono cavata con una storta e la caviglia destra che mi fa ancora male quando cambia il tempo -. Aggiungete poi il caldo devastante d’estate o una bella pioggia improvvisa. Tanto basta per dirsi che sì, forse non è una cattiva idea prenotare un alloggio vicino alla stazione. E bisogna anche tener conto che gli hotel, nelle descrizioni della posizione rispetto alle stazioni, di solito esagerano in positivo: se scrivono “cinque minuti a piedi”, tenete conto che si tratti in realtà di almeno dieci minuti. Con i bagagli al seguito e il disorientamento fate almeno un quarto d’ora.

C’è da dire che esiste un servizio nazionale di spedizioni bagagli da un hotel all’altro, nelle diverse città, ma personalmente non ne ho mai usufruito. Una coppia del nostro gruppo durante il primo viaggio l’ha utilizzato e si era trovata bene. Noi avevamo chiesto informazioni, durante il nostro secondo viaggio, dopo essere arrivati all’hotel che avevamo prenotato ad Asakusa ed aver imprecato per tutto il tragitto dalla stazione all’hotel, ma avevamo rinunciato per una questione di costi. Dopo quella volta, abbiamo sempre privilegiato la comodità della posizione piuttosto che la suggestione di zone che comunque puoi vivere durante la giornata e la serata, a ben rifletterci.

Nei business hotel le stanze sono molto piccole, rispetto a quanto siamo abituati a pensarle qui in Italia. Non scherzo quando dico che spesso non si riescono a tenere due valigie grandi aperte contemporaneamente, e che tocca magari aprirne una appoggiandola sopra il letto e l’altra per terra, oltre che saltellare qua e là per evitarle anche quando sono chiuse e sistemate in diversi angoli della stanza, trasformandoti in una specie di Lara Croft in missione quando dal letto devi andare in bagno. Anche i letti matrimoniali sono piuttosto piccoli, soprattutto se si è più un po’ più alti della media e non esattamente dei fuscelli. L’ideale per dormire davvero comodi, se si viaggia in coppia, sarebbe prenotare una camera con i letti separati. Altrimenti uno dei due si ritrova di solito spiaccicato su per il muro o in bilico verso il pavimento.

Per quanto riguarda la colazione, negli ultimi viaggi abbiamo constatato che in effetti spesso conviene farla in hotel, comparando il prezzo di tale aggiunta con quello che solitamente spendevamo optando per la colazione in qualche caffetteria esterna. Gli hotel di solito offrono sia colazione continentale che colazione giapponese: io preferisco quest’ultima – sono una di quelle brutte persone che vanno pazze per il natto  -, mentre mio marito, pur amando il Giappone quanto me, non ama affatto la colazione giapponese, e resta fedele a brioche, caffè, succo d’arancia e pane tostato.

Per due volte abbiamo provato anche ad alloggiare presso degli appartamenti tramite Airbnb, rispettivamente ad Osaka e a Fukuoka. In entrambi i casi abbiamo scelto tale soluzione perché non c’era disponibilità di hotel in posizioni pratiche, se non a prezzi decisamente fuori budget. Questo tipo di soluzione è sempre più diffusa: negli ultimi anni, quando si compila all’aeroporto il modulo per l’immigrazione, nella sezione dedicata all’indirizzo del domicilio temporaneo in Giappone bisogna scrivere specificatamente se si alloggia tramite Airbnb. Ha pro e contro, nella mia opinione.

I pro sono che è davvero bello vivere per qualche giorno negli stessi contesti della gente del luogo: appartamenti monolocali (camera da letto con angolo cottura e bagno) in grandi o piccoli complessi condominiali, nel mio caso. Poi, avere una lavatrice che puoi utilizzare quando vuoi e una piccola cucina può risultare molto comodo.

I contro sono la raccolta differenziata, che è davvero complessa – trascorrevo quasi un’ora ogni volta a leggere le istruzioni lasciate dall’host, e diverso tempo a smistare sacchetti di colore diverso per ogni tipo di rifiuto, prodigandomi nel strappare le etichette e l’anellino di plastica residuo del tappo dalle bottiglie, e ancora non sono sicura di aver capito tutto per bene – e l’idea che tendenzialmente sei solo, non in un contesto come quello alberghiero dove per qualsiasi necessità o emergenza c’è un addetto che può indirizzarti o una procedura di sicurezza. Certo, hai i riferimenti dell’host che è il tuo contatto sul luogo, e tutto scritto per bene in dettagliate istruzioni che questi ti lasciano in casa, ma personalmente mi farei meno problemi a chiedere qualcosa ad un receptionist, piuttosto che disturbare sul cellulare l’host, anche se sono certa della loro disponibilità. C’è stato un momento di panico, a Fukuoka, quando rientrando a tarda sera il tastierino numerico elettronico che fa da serratura non apriva, per quante volte digitassimo il codice. Poi, con l’agitazione, non ci rendevamo conto che forse non attendavamo le tempistiche del dispositivo, che magari si era solo inceppato per un attimo. Diciamo che durante quelle che sono per me delle vacanze preferisco rilassarmi ed evitare gli attimi di ansia o di fastidio della vita quotidiana, e gli hotel in questo senso, provvedendo ai tuoi bisogni con una presenza immediata e concreta, mi fanno sentire più tranquilla. Questo non significa che io non voglia scegliere ancora di trascorrere qualche giorno con Airbnb.

Un altro tipo di sistemazione che abbiamo provato è stato l’alloggio presso un tempio, sul Monte Koya. Un alloggio tradizionale, con camere dai pavimenti in tatami, i futon che venivano preparati alla sera, vista su uno dei giardini del tempio, le terme all’interno, la colazione curatissima servita in camera da un monaco. Se lo si desiderava, si poteva assistere, al mattino presto, alla cerimonia tenuta dai monaci del tempio. Io non vi ho assistito perché il capitombolo con storta alla caviglia a Kyoto di cui scrivevo sopra era avvenuto due giorni prima, e il fatto che avessi comunque affrontato il viaggio sino al Monte Koya (cambiando 5 mezzi di trasporto) e camminato nei dintorni della montagna sacra per tutto il giorno aveva avuto come risultato una notte trascorsa tra i dolori alla caviglia che tenevo a bada guardando la stanza in cui ero e dicendomi quanto fosse bella. Quando verso le 6 del mattino avevo sentito gli altri ospiti scivolare oltre il corridoio per andare alla cerimonia, avevo alzato la testa dal futon, provato a scostare le lenzuola e poi mi sono girata dall’altra parte.

Ironia a parte, un’esperienza magnifica, un’atmosfera così magica che resta tra i miei ricordi più belli in assoluto. Avrei voluto che il tempo si fermasse in quei momenti in cui mi sembrava di vivere concretamente in un sogno. Di sicuro è un’esperienza da fare almeno una volta, durante un viaggio in Giappone. E’ tuttavia molto costoso, anche se ne vale decisamente la pena.

Ultimo tipo di alloggio che ho provato, infine, è stato un love hotel nei pressi dell’aeroporto di Itami, a Osaka. Non si trattava del tipo di love hotel che si potrebbe pensare, coloratissimo e pacchiano, con stanze tematiche. L’avevamo prenotato perché il mattino successivo saremmo partiti molto presto, e l’alloggio distava due minuti a piedi dall’aeroporto, oltre che avere un prezzo davvero conveniente. L’hotel era molto elegante e pareva di essere praticamente soli, tranne che per la signora che sbucava ogni tanto in reception. Sono rimasta sconvolta. Stanza gigantesca, grande una volta e mezza casa mia, praticamente. Un bagno enorme con antibagno pieno di accessori che manco un parrucchiere e uno specchio da camerino hollywoodiano, stanza con vasca idromassaggio e spazio per farsi la doccia prima di entrarvi. Letto gigantesco e comodissimo, tv enorme, proiettore, karaoke e Nintendo Wii a disposizione, poltrona massaggiante e una slot machine di Kenshiro (questa mi ha fatto davvero ridere, ma era l’unica cosa che si potrebbe considerare, “strana”. Tutto il resto era semplicemente lussuosissimo). Insomma, peccato che strutture di questo tipo si trovino molto lontane dal centro, e che quindi non siano adatte se non per il pernottamento prima di recarsi a prendere un volo, altrimenti sarebbero una soluzione fantastica!

Queste sono sinora le mie esperienze. Di volta in volta si scoprono sempre cose nuove, si prendono vari accorgimenti nelle scelte, si scoprono possibilità. E spesso è anche questione di fortuna, anche se devo dire che ho sempre trovato, in ognuno dei luoghi in cui ho alloggiato, un livello dall’accettabile in su.