Cosa mangi in Giappone? Tipica domanda che viene posta quando torni da un viaggio nel paese del Sol Levante, e che di solito nella mente di chi te la pone ha già una risposta: sushi, pesce crudo, o forse anche qualche insetto. A dire il vero oramai chi si interessa anche solo un minimo di Giappone saprà bene che la cucina giapponese è molto più varia rispetto all’immaginario collettivo, e che il sushi non è che una sua parte, però molti rimangono sempre un po’ legati all’idea di una cucina appartenente all’Estremo Oriente strana e curiosa per definizione.
Io ora mi confesso, senza vergogna. Parliamo della colazione, nello specifico, e di un cibo giapponese un po’ particolare.
Una delle cose che mi piace di più della cucina giapponese è il natto. Sì, proprio il natto, uno di quei cibi che vengono sempre citati quando si parla di orrori da gustare o cibi strani tipici di un posto. Quello che in alcune trasmissioni dedicate alle esperienze di viaggio in Giappone mettono come prova per il conduttore, che fa mille smorfie non appena lo vede e lo assaggia tra sforzi apparentemente immani.
Il natto è fatto di fagioli di soia fermentati che assumono una consistenza viscida e filamentosa. Lo si mangia di solito a colazione, anche perché è un cibo molto nutriente, adatto ad iniziare bene la giornata. Solitamente lo si trova confezionato in delle piccole vaschette bianche che contengono i fagioli e anche una bustina con un condimento giallo che è una sorta di senape molto forte e una bustina un po’ di salsa di soia: con le bacchette mescoli fagioli e salsine e versi il tutto sopra il riso bianco, mettendoci se ti piace anche un po’ di alga nori essiccata (quelle nere che vengono usate anche in certi tipi di sushi). Nel corso di questa operazione di trasferimento natto dalla scatolina alla ciotola di riso rimani praticamente intrappolato dai fili viscosi e sottilissimi che si formano tra un fagiolo e l’altro, fili che si tendono infiniti tra le bacchette, le tue dita e la tua bocca, e di cui ti libererai solo a fine pasto aiutandoti con una salvietta umida. Non ho foto esplicative perché l’unica che ho fatto come testimonianza era uno scatto ormai perduto inviato da mio marito a mia madre, sotto al quale le scriveva “guarda cosa si sta mangiando tua figlia alle otto del mattino”.
Il natto ha un odore un po’ forte, c’è chi dice che sa di marcio e non ne sopporta la vicinanza. Mio marito quando al mattino sceglievo la colazione giapponese – ogni volta che era possibile – e glielo aprivo davanti arretrava di due metri. Lui l’ha assaggiato solo una volta, durante il primo viaggio, e da allora non ha più voluto saperne. Negli anni e nei viaggi successivi sono giunta alla conclusione che il natto o lo ami o lo odi. Io lo amo.
Se mi chiedete da cosa sappia, che sapore abbia e a cosa si possa paragonare, direi che sa di fagiolo con retrogusto un po’ pungente e sapido.
Di viaggio in viaggio mi sono resa conto che a colazione negli hotel il riso con il natto lo mangiavamo io e i signori giapponesi di una certa età. Da qui mi sono convinta che ho i gusti da anziano giapponese. Cosa che non mi ha sorpresa più di tanto, dato che per quanto riguarda il cibo anche del mio territorio ho i gusti da anziano veneziano.
E insieme al riso con il natto nelle mie colazioni giapponesi mi mangio tutta felice anche lo sgombro e la zuppa di miso. La zuppa di miso per me è il Giappone, mi commuovo ogni volta che ne sento il profumo, anche ora che dal Giappone sono lontana. Talvolta mi prendevo anche qualche verdurina da accompagnare al riso. E poi un po’ di tè verde senza zucchero. E poi un caffè che non c’entra niente ma per me è indispensabile.
No, prima che ve lo chiediate, in Giappone non faccio sempre e solo colazione alla giapponese. Quando per un motivo o per l’altro non abbiamo la colazione in hotel, di solito andiamo in qualche caffetteria di note catene e mi mangio brioche e rotolini alla cannella con bevande dolci varie, compreso il caffè. Ma se siamo in hotel e c’è la scelta, vado di colazione alla giapponese.
Perché se mi piace tanto non provo a prepararmi la colazione giapponese anche a casa? Perché per me non è la stessa cosa, non lo sarebbe. Quando sono lì è tutto parte del luogo, e conservo quei momenti come esperienze proprie del luogo, come momenti parte del viaggio e del trovarmi fisicamente lì. E poi non mi ci vedo proprio a mettermi a cucinare lo sgombro alla mattina.
Negli ultimi anni sento parlare sempre più del natto come di un super alimento, che farebbe benissimo a quanto pare, cosa che non può che farmi piacere anche se sono convinta che continuerà ad essere oggetto o di amore o di odio. Un cibo senza mezzi termini, che per me fa parte dei cari ricordi del Giappone.