Durante uno dei nostri viaggi in Giappone abbiamo visitato il museo dedicato ai 26 martiri del Giappone, crocifissi nel 1597 presso una collina a Nagasaki per via della loro fede. Il museo, dedicato a questi santi ma anche alla storia del Cristianesimo in Giappone, si trova proprio accanto al luogo del martirio. Mentre indugiavo tra le sale, mi ha colpita un quadro, che raffigurava una bellissima donna in kimono, con lo sguardo rapito verso il cielo. Mi sono avvicinata e ho scoperto che si trattava di una raffigurazione di Gracia Hosokawa, una nobile che si convertì al cristianesimo. La cosa che mi stupì inizialmente è che si trattasse della figlia di Akechi Mitsuhide, colui che tradì Oda Nobunaga provocandone la morte. In un attimo, la mia mente si è persa nel riflettere su quante dovesse averne passate questa donna dall’aria mite, prima per le azioni del padre, divenuto poi in Giappone simbolo del traditore per antonomasia, e poi per la sua fede.
Akechi Tama, questo il suo nome, nacque nel 1563. Figlia di Akechi Mitsuhide, sposò sedicenne Hosokawa Tadaoki. Quando, nel 1582, il padre della ragazza si macchiò di tradimento, il marito decise di non prendere le parti del suocero. Trovandosi tuttavia in una difficile situazione, inviò Tama a Midono, un villaggio tra le montagne della penisola di Tango, in modo da proteggerla. Tama vi rimase sino al 1584, quando Tadaoki infine la portò ad Osaka, confinandola presso la dimora degli Hosokawa. Si dice che Tama si avvicinò alla religione cristiana per via di una delle sue dame personali, Kayo Kiyohara, il cui nome da cattolica era Maria, e che fosse stata influenzata anche dalla figura di Takayama Ukon (famoso daimyo cattolico, proclamato beato nel febbraio di quest’anno). Nel 1587 Tama visitò segretamente la chiesa di Osaka, dove incontrò un missionario gesuita spagnolo: non essendo libera di uscire, tuttavia, intrattenne dei rapporti epistolari con i missionari. Decise di farsi battezzare poco tempo dopo, e la cerimonia venne svolta in casa dalla sua domestica. Tama prese il nome cristiano di Gracia. Erano gli anni in cui Toyotomi Hideyoshi avrebbe comiciato a porre forti e severi limiti al Cristianesimo in Giappone.
Nel 1600, quando la tensione per il vuoto di potere lasciato dalla morte di Hideyoshi giunse al culmine, Ishida Mitsunari, comandante dell’esercito dell’Ovest, cominciò a far prendere in ostaggio, confinandoli nel castello di Osaka, i membri delle famiglie degli alleati del rivale Tokugawa Ieyasu. Hosokawa Tadaoki era tra gli alleati di Ieyasu, in marcia con l’esercito di quest’ultimo, mentre la sua famiglia era rimasta ad Osaka. Tuttavia, quando Ishida tentò di prendere Gracia in ostaggio, Ogasawara Shosai, samurai al servizio di Tadaoki, la uccise prima che subisse tale disonore, e successivamente tutta la famiglia commise seppuku, mentre la dimora degli Hosokawa veniva data alle fiamme. Secondo dei resoconti lasciati dai Gesuiti, fu lo stesso Tadaoki ad ordinare ai suoi sottoposti di agire in tal modo, per salvare l’onore della moglie qualora si fosse presentata quella situazione. Gracia lo sapeva e aveva accettato l’eventualità di un tale destino. Secondo la maggior parte delle versioni, invece, fu la stessa Gracia a chiedere ad Ogasawara di ucciderla, essendo il suicidio un grave peccato per la fede che professava, ma essendo tuttavia pur sempre legata al dovere di una moglie di samurai.
La figura di questa giovane che viene sempre descritta come intelligente e bellissima, la cui vita terminò in modo tragico, ha ispirato in Giappone e non solo numerose opere che la omaggiano e rivisitazioni. Personalmente ho trovato la sua vicenda commovente, la storia di una donna che visse comunque la sua vita seguendo i propri valori e quanto la mente e il cuore le suggerivano, pur essendo imprigionata dai meccanismi della storia e della politica, che influenzarono inevitabilmente la sua piena libertà.