Il Giappone è di moda?

Ultimamente mi pongo questa domanda, finendo quasi sempre per rispondermi da sola: sì, parrebbe proprio che il Giappone in questi anni recenti sia diventato di moda. Basti vedere le innumerevoli pagine Facebook ad esso dedicate, i siti internet, i canali su YouTube, i tour con destinazione il Paese del Sol Levante, i negozi specializzati, le iniziative culturali e di intrattenimento, le mostre, la diffusione della cucina giapponese. Io stessa mi accodo alla grande varietà di offerte in questo contesto, con la mia piccola pagina e questo blog.

Confesso che inizialmente avevo qualche dubbio sul dedicarmi o meno a un’ennesima pagina Facebook e a un ennesimo sito sull’argomento. Poi però ho pensato che varietà significa anche trovare degli angoli in cui magari si parla di quello che la stragrande maggioranza delle voci non tratta: insomma, più scelta c’è meglio è per tutti, e in tal senso spero di riuscire talvolta a condividere ed offrire qualcosa che chi mi legge non ha trovato altrove.

Ma tornando all’argomento principale, io credo che il Giappone sia diventato così di moda, tra gli italiani, semplicemente perchè quelli che furono i bambini cresciuti negli anni ’70, ’80 e primi anni ’90, immersi in un immaginario dove predominava l’offerta (e con una certa nostalgia, mi verrebbe da dire “e che splendida offerta!”) dell’animazione giapponese, ora sono tendenzialmente persone con potere d’acquisto, e riescono a soddisfare tanti desideri che non avrebbero potuto soddisfare da piccoli, primo tra tutti magari proprio un viaggio in Giappone, cosa che tra l’altro non è più così proibitiva come in passato, pur rimanendo una spesa abbastanza considerevole.

Una sensazione stranissima, che si ha non appena si mette in piede per la prima volta in Giappone, è infatti la forte famigliarità che si prova con i luoghi e le atmosfere: in un certo senso, è come ritrovarsi in un posto che si conosce da sempre, perchè con certe strade, certi scorci, certe situazioni ci siamo cresciuti, quasi senza rendercene conto. Sono i contesti dei cartoni che abbiamo amato, dei fumetti che abbiamo letto.

Inoltre, la diffusione dei social e di internet ha permesso a tantissima gente, che prima magari viveva certe passioni in modo un po’ isolato, di conoscere e condividere le proprie preferenze con tante altre persone, scoprendo di non essere affatto solo: cosa che è successa con il Giappone e tutto quello che lo riguarda (anche se tende sempre a predominare quanto è l’aspetto più pop, come anime, manga e videogiochi) ma anche con altro, come ad esempio i giochi di ruolo e il fantasy. Ricordo benissimo quando, da ragazzina, venivo derisa per questi miei gusti: ora sono di moda, sono diventati fonte di buoni affari, e quindi sono stati accettati sino a divenire una sorta di fenomeno di massa, con tanti nerd dell’ultim’ora. Ben venga, ripeto. Più possibilità, più offerta, e accessibilità a cose che da ragazzina nemmeno sognavo.

Non ultimo, il Giappone forse è diventato di moda perché in questi anni difficili e incerti viene visto come il paese perfetto, dove tutto funziona, dove gentilezza, civiltà e pulizia sono all’ordine del giorno, dove i propri sogni possono realizzarsi, dove tutto è armonia e bellezza. Non occorre dire che, come ovunque, anche in Giappone ci sono parecchi problemi, che solo confrontandosi con la vita quotidiana si disvelano. C’è maggior rispetto per il bene comune, quello indubbiamente, e forse è proprio questo che sentiamo mancare così tanto in Italia.

Quindi, per concludere, il Giappone è di moda? Sì. E trovo sia una bellissima moda, soprattutto quando chi vi si accosta non resta in superficie, ma cerca di andare davvero oltre il samurai-geisha-Fujisan-sushi-anime-manga. Perché è un paese che tocca molti tasti dell’animo umano in un suo modo tutto particolare, e diverso per ogni persona che si trova a viverlo.