Il peso dei segreti

Il peso dei segreti, di Aki Shimazaki, è una delle mie letture più recenti. Ho aspettato un po’ prima di parlarne perché spesso ho bisogno di riflettere un po’ sui romanzi che leggo, di lasciarli riposare nella mente non appena chiudo il libro sulla sua ultima pagina, con l’immagine che l’autore sceglie di apporre come finale a concludere il cerchio della lettura, facendo iniziare invece il ciclo dei pensieri.

Il romanzo è suddiviso in cinque parti, che l’autrice ha pubblicato dapprima separatamente, e che compongono un mosaico di persone, di punti di vista, di rivelazioni su una stessa vicenda. Tsubaki, Hamaguri, Tsubame, Wasurenagusa, Hotaru. Ognuna di queste sezioni, che si fa breve romanzo in sé, si incentra su un personaggio e porta come titolo il nome di qualcosa di estremamente importante e significativo per il protagonista di turno. E mano a mano che si legge, tutti i frammenti assumono la forma di un affresco che è storia famigliare, testimonianza di diverse tragedie e contesti storici quali la guerra, l’imperialismo giapponese, il terremoto del Kanto, il lancio dell’atomica su Nagasaki, la condizione di stranieri. A questi contesti che sono un po’ il macrocosmo entro il quale vivono, soffrono e amano i personaggi, si intrecciano indissolubilmente i microcosmi di ognuno. E proprio gli aspetti personali del vissuto divengono l’aspetto più importante in assoluto, per ogni protagonista. Nonostante le grandi tragedie che li circondano, di cui sono vittime o superstiti e che li portano a vivere certe situazioni, le tragedie personali che in proporzione potrebbero essere considerate minori rispetto a quelle universali divengono tutto quello che conta, che plasma la loro vita.

I segreti sono una componente fondamentale per ognuno: segreti come identità non rivelate, come delitti commessi, come cattiverie e macchinazioni celate agli occhi altrui e sin troppo palesi agli occhi di altri. Ma anche segreti come nascoste sofferenze, come esperienze che non possono essere raccontate, perché tradirebbero i sacrifici e l’amore altrui o porterebbero disagi a chi si ama e si desidera proteggere più di ogni altra cosa. Segreti che pesano tanto da far credere a chi li mantiene di non poter andare avanti oltre, di non poter mai vivere appieno la propria vita, continuando a trascinare con sé quanto non può dire di altri o quanto di sé non può condividere con gli altri.

La storia scorre insieme alle vicende dei protagonisti, tutti legati tra loro, tutti tappe di un cammino comune. Dalla confessione di Yukiko, nel primo libro che compone il romanzo, una cascata di rivelazioni scende ad accompagnare il lettore nella vita di famiglie molto diverse, accomunate dal periodo storico in cui il destino di ognuno si è intrecciato. Interessante diventa quindi, oltre che leggere con partecipazione dei segreti e della vita di tutte le figure di questa composizione, scoprire le vicende più o meno conosciute, le tragedie e le nefandezze, le contraddizioni di un’epoca e i loro strascichi.

E’ importante, anche attraverso l’espediente della narrazione, vedere da diversi punti di vista quello che non deve solo restare una nota in qualche libro di storia, in quanto per molte persone è presente ricordo del proprio vissuto e di quello dei propri cari. I segreti che legano i personaggi del libro creano, in alcuni casi, una sotterranea corrispondenza di affetti che non sempre può essere manifestata, ma i cui frutti si vedranno nelle generazioni successive, sia in positivo che in negativo.

Parlare troppo dettagliatamente della trama rovinerebbe di molto la lettura e il piacere che ad essa si accompagna. Lo stile dell’autrice è chiaro e scorrevole, ai dialoghi alterna descrizioni semplici ed evocative della natura e delle azioni di ciascuno. E le diverse narrazioni, ognuna in prima persona, come fosse il protagonista stesso a parlarci, presentano momenti di intensa commozione.

Consiglio vivamente la lettura di questo romanzo, una saga famigliare che inevitabilmente fa versare delle lacrime, che indigna, che ricorda. E concludo con una citazione che potrebbe riassumere il senso stesso del romanzo, dell’intrecciarsi di vite di tutti i suoi protagonisti:

Ho letto da qualche parte in un libro scientifico che alcune lucciole brillano all’unisono e a un certo ritmo. Sono come un’orchestra senza direttore. Fino a poco fa, questa sincronizzazione era un mistero, si pensava che fosse dettata dal caso. Dal volume, invece, si evince che il meccanismo del fenomeno è semplice: ogni insetto è dotato di un oscillatore, una sorta di metronomo, che misura lo scorrere del tempo automaticamente in risposta all’emissione di luce degli altri. Non credo nelle coincidenze. Deve esistere una relazione fra i fenomeni che accadono insieme.

Aki Shimazaki “Il peso dei segreti” ed. Universale Economica Feltrinelli, pp. 385 – 386