La storia dei 47 Ronin

Il tempio Sengakuji
Il tempio Sengakuji

Ogni anno, il 14 dicembre, presso il tempio Sengakuji di Tokyo si tiene una cerimonia per commemorare i 47 ronin, le cui tombe si trovano proprio presso questo luogo sacro.

La storia, tra le più note e amate dai giapponesi, racconta di questi 47 samurai rimasti senza padrone, che nel 1703 vendicarono la morte ingiusta del loro signore, Asano, giovane daimyo di Akō, che due anni prima era stato costretto a commettere seppuku in seguito ad una grave infrazione dell’etichetta: aveva infatti ferito all’interno della residenza dello Shogun un influente maestro di cerimonie, Kira, che, indispettito per non aver ricevuto doni da lui ritenuti adeguati o tangenti come compenso per il suo servizio,  l’aveva portato all’esasperazione umiliandolo e offendendolo, quando invece avrebbe dovuto occuparsi di insegnargli i vari procedimenti del cerimoniale atto a ricevere degnamente degli inviati dell’Imperatore al castello di Edo, l’odierna Tokyo, dove il daimyo stava prestando servizio all’epoca.

Le pietre tombali dei 47 ronin.
Le pietre tombali dei 47 ronin.

In seguito al seppuku, tutti gli uomini di Asano dovettero lasciare i possedimenti del loro signore e si ritrovarono ronin, samurai senza padrone. 47 tra loro, tuttavia, non accettarono di lasciare impunita la morte del daimyo, e meditarono vendetta. Guidati da Ōishi Kuranosuke, il consigliere di Asano, per due anni mantennero un basso profilo, facendo anzi credere di essere divenuti degli sbandati, del tutto dimentichi del loro passato ruolo di samurai e di uomini decenti. In questo modo gli uomini del governo e di Kira avrebbero abbassato la guardia, ritenendoli innocui. I fedeli samurai stavano invece organizzandosi in segreto per quello che accadde il giorno 14 del dodicesimo mese del quindicesimo anno dell’era Genroku (in realtà si sarebbe trattato del 30 gennaio del 1703): l’assalto alla residenza di Kira, ad Edo, in una mattina funestata da una forte nevicata.

Il luogo in cui venne lavata la testa di Kira, prima di essere presentata alla tomba di Asano.
Il luogo in cui venne lavata la testa di Kira, prima di essere presentata alla tomba di Asano.

Ōishi, una volta trovato Kira,  spiegò che tutti loro erano samurai di Asano, giunti per vendicare la morte del loro signore, come era loro dovere. Il capo dei  47 offrì  al nemico la possibilità di commettere seppuku, come voleva il suo rango. Kira tuttavia, troppo spaventato, non trovò il coraggio di morire come un samurai, quindi Ōishi gli tagliò la testa.

I ronin, ammirati dalla popolazione che aveva ricevuto notizia di quanto era accaduto nel frattempo, percorsero la strada dalla residenza di Kira sino al tempio Sengakuji, dove si trovava la tomba del loro signore. Dopo averla lavata e preparata, posero la testa di Kira davanti alla tomba di Asano.

Lo shogunato, che aveva espressamente proibito la vendetta, fu costretto a condannarli tutti: concesse loro tuttavia di morire commettendo seppuku, anziché subire l’esecuzione riservata ai criminali. Solo uno tra loro venne graziato dallo Shogun. Si trattava di Terakasa Kichiemon, che subito dopo l’assalto era stato inviato come messaggero ad Akō per portare la notizia della compiuta vendetta. Alla sua morte, avvenuta in tarda età, venne comunque sepolto accanto ai compagni.

Offerte d’incenso alle tombe dei 47 ronin.

I 47 ronin riposano accanto alla tomba del loro signore, presso il tempio Sengakuji. Il loro comportamento viene visto come esemplare, avendo questi fedeli samurai seguito in tutto e per tutto il bushidō. I giapponesi visitano il luogo della loro sepoltura, offrendo incenso e rispettose preghiere.

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