Leggere è importante, tanto che quanto conta è proprio leggere e basta, giusto? Senza stare a guardare troppo cos’è che in effetti viene letto, è proprio l’attività in sé ad essere auspicabile come modo per passare il tempo libero, no? Leggere permette di sviluppare la complessità del proprio linguaggio, aumenta la capacità di vedere la realtà da diverse sfaccettature, di affinare il proprio modo di ragionare e comprendere, e leggendo si scoprono tante cose nuove, non è vero?
A quanto pare non sarebbe proprio così, secondo delle recenti esternazioni televisive (vi invito a leggere questo articolo su drcommodore.it, se volete approfondire l’episodio cui mi riferisco). Se leggi fumetti, infatti, non stai leggendo davvero qualcosa che apporti del valore aggiunto alla tua esperienza e formazione come lettore. Il fumetto non vale come lettura (come se si stesse barando in un qualche conteggio da gara per vedere chi legge di più).
Ennesima anche non troppo velata accusa di superficialità rivolta al mondo del fumetto, che deve sempre essere relegato ad un gradino più basso rispetto alla vera letteratura. Insomma, leggere fumetti non vale, perché è meno impegnativo rispetto al leggere libri, rispetto a tutto il carico di meccanismi messi in moto nel cervello che leggere i libri richiederebbe. A quanto pare leggere fumetti vuol dire, nell’opinione di alcuni, guardare solo le figure, e chi legge fumetti è un po’ come Gaston nel film animato Disney “La Bella e la Bestia” che dice a Belle, sfogliando con malgarbo il libro che la ragazza stava leggendo “Ma come fai a leggerlo? Non ci sono figure!”
Di nuovo, rifletto sulla complessità di certi fumetti e sull’impegno che richiede leggerli, e non mi arrabbio nemmeno, mi viene soltanto da ridere. Senza stare a sottolineare il fatto abbastanza ovvio che, come fatto notare da molti che apprezzano sia libri che fumetti, si tratta di due modalità diverse per raccontare una storia o esprimere concetti, – come è ancora diverso il linguaggio del cinema, ad esempio – generalizzare ancora una volta per poter avere la piccola soddisfazione di “mettere al suo posto” il fumetto e sentirsi così intellettualmente più validi come lettori è svilente per chi tramite il fumetto ha creato veri e propri capolavori, che nulla hanno da invidiare a quanto viene espresso unicamente tramite la parola scritta.
Mi vengono in mente tanti titoli, ma cito soltanto The Sandman di Neil Gaiman, V per Vendetta di Alan Moore, Maus di Art Spiegelman, il Corto Maltese di Hugo Pratt. Come si può non ritenerli letture che apportano un tipo di esperienza che arricchisce culturalmente un lettore, permettendogli di mettere in moto certi meccanismi preziosi per l’esperienza culturale e formativa del leggere nel suo complesso?
Ma c’è ben poco da fare. Resta, nell’immaginario del nostro paese, l’idea che la persona di cultura davvero elevata debba sempre distinguere tra i Sacri Libri, che sono validi proprio perché hanno la forma del libro e non hanno troppe figure, e i “giornaletti”, associati spesso e volentieri, per strappare il ghignetto condiscendente, ai due estremi del pruriginoso – e qui parte sempre il riferimento ai manga giapponesi, di solito – o dell’infantile – e qui invece quanto piace citare alla cavolo “Topolino” come esempio di qualcosa di superficiale o ridicolo. Certo, le opere di Don Rosa erano proprio leggere e superficiali.
C’è quell’idea che sinceramente mi ha davvero stufata che solo i libri, e tra questi solo certi titoli e certi autori infondano una qualche sorta di autorità intellettuale e diano quell’aura universalmente apprezzata del vero lettore – che ovviamente aveva famigliarità e curiosità per certi autori o titoli complessi sin dalla più tenera età, perché piace sottolineare una certa precocità ed eccezionalità nella propria istruzione.
Leggo da sempre sia fumetti che libri, e ho incontrato tanti libri “brutti” e tanti fumetti “brutti”. Non sempre si impiegano meno tempo e risorse mentali per leggere un fumetto, anche questa è una generalizzazione. Ci sono libri da nemmeno un centinaio di pagine che impieghi meno tempo a leggere che certi fumetti. Capita di leggere sia libri che fumetti che non ti lasciano niente, a livello di cultura personale. Capita di leggere per puro passatempo, per divertirsi, pur con la consapevolezza di star leggendo qualcosa che non pretende di costruire la tua identità di grande lettore.
Una persona molto saggia mi disse, tempo fa, mentre parlavamo di certi libri che non incontrano i miei gusti perché troppo “leggeri” (i pregiudizi li ho pur sempre anch’io, nonostante stia cercando di imparare ad andare oltre gli stessi), che anche quel genere di libri ha il suo valore, perché ci sono persone che magari in un certo momento trovano in tali libri quello che cercano. Fosse anche trascorrere qualche momento di spensieratezza, divertimento o leggerezza, o sentirsi compresi nel vedere riflessa e raccontata un’esperienza di vita.
Casa mia è allegramente invasa sia da libri che fumetti, la mia vita di lettrice sinora ha sempre compreso entrambi, senza trovare contraddizioni, e aggiungo che la letteratura stessa talvolta non percepisce questa netta separazione che taluni vorrebbero vedere nei due media. Non per niente spesso si parla di romanzi a fumetti o letteratura disegnata. Si tratta sempre del raccontare, dell’esprimersi, e non mi sembra che noi esseri umani si sia così poco sfaccettati da dover avere un unico modo per raccontare le nostre storie, condividere le nostre riflessioni ed esperienze, indagare l’animo e le grandi questioni della vita o anche solo intrattenere.
Non trovo strano che si sia tornati nuovamente su questo argomento nel giro di poco tempo, il dover ribadire la dignità del fumetto messa in questione perché si deve sempre tendere al libro. In effetti, ultimamente i fumetti stanno riscontrando un grande interesse da parte del pubblico, soprattutto giovane. Quindi, ci si sente in dovere di esprimersi per dare la lezione di turno ai giovani, per fare la piccola predica circa il ricordarsi che le letture serie sono altre, che leggere fumetti può essere tollerato sino ad un certo punto, poi si deve dimostrarsi adulti maturi e rivolti ad altro genere di opere.
Il solito problema è che spesso chi fa questo genere di discorsi non ha molta esperienza in quanto a letture di fumetti. Usando la stessa logica di coloro che sminuiscono il fumetto come lettura valida, si potrebbe affermare che il non leggere fumetti sia una mancanza che impedisce di definirsi davvero lettore a tutto tondo. Leggere solo libri non vale, si potrebbe dire estremizzando ed utilizzando appunto sempre questo modo di ragionare per delimitazioni e separazioni, questo soppesare per rivestirsi dell’aura di persona intelligente.
Leggere, leggere. L’importante sarebbe farlo. Ho l’impressione che questo voler porre dei simbolici paletti abbia come risultato soltanto di far intendere tale attività come riservata ad un circolo ristretto ed esclusivo al quale si accede solo a certe condizioni. Giudicare meno lettore chi legge prevalentemente fumetti certo non lo spinge a rivolgersi maggiormente anche ai libri, ma lo fa sentire meno degno di essere considerato qualcuno che può avvicinarsi anche a letture di altro genere.
Pensieri fluttuanti, come sempre.