Letture di Aprile e Maggio

Letture di Aprile e Maggio, in questo consueto appuntamento che comprende questa volta due mesi. Nessun motivo particolare per aver “saltato” Aprile, mi sono trovata semplicemente a rimandare il riepilogo di aprile, continuando a fare le varie recensioni dei testi relativi al Giappone sugli altri social.

Sono stati mesi di letture interessanti, talvolta altalenanti. Si è trattato di mesi in cui inoltre mi sono resa conto che se talvolta un libro non rientra nei miei gusti, non è sempre una questione di effettivo valore o meno del testo in questione, quanto, appunto di gusti e pubblico cui è rivolto.  Poi le problematiche oggettive un testo può averle comunque, ma nel complesso mi rendo conto che quando un libro non mi piace è perché probabilmente io non faccio parte della schiera di lettori che lo scrittore o scrittrice poteva avere idealmente in testa mentre lo scriveva. Non è sempre vero nemmeno questo, comunque, perché capita che libri pensati per un determinato tipo di pubblico si rivelino poi fenomeni che vanno a toccare magari chi mai si pensava avrebbe trovato di suo interesse un determinato genere letterario o un certo tipo di storia.

Ma passiamo all’elenco dei libri che mi hanno tenuto compagnia nei mesi di aprile e maggio:

  • L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito, Bompiani
  • Il mondo di ieri, di Stefan Zweig, Garzanti
  • Come un fiore di ciliegio nel vento, di Etsu Inagaki Sugimoto, Giunti
  • Gli aghi d’oro, di Michael McDowell, Neri Pozza
  • Goth, di Otsuichi, Atmosphere
  • Il pugnale dei Poeti – Il volo del gheppio, di Chiara Zanini, Lumien
  • La colpa, di Keigo Higashino, Atmosphere
  • Ambos Mundos, di Natsuo Kirino, Neri Pozza
  • L’imperatrice Cixi, di Jung Chang, Longanesi
  • La croce buddista, di Jun’ichirō Tanizaki, Guanda
  • A chi smeraldi, a chi rane, di Bianca Pitzorno, Bompiani
  • Segreti di famiglia, di Mahokaru Numata, Atmosphere
  • Le libraie di Kichijoji, di Kei Aono, Einaudi
  • Il sussurro del diavolo, di Miyuki Miyabe, Atmosphere
  • Per aspera ad astra, di Chiara Saccuta, Lumien
  • Il 120° giorno, di Natsume Soseki, Lindau
  • Doll, di Yamashita Hiroka, Atmosphere
  • L’adolescente, di Yasunari Kawabata, Atmosphere
  • La regina e l’imperatrice. Maria Antonietta e Maria Teresa. Due destini tra l’assolutismo e il dramma della Rivoluzione, di Alessandra Necci, Marsilio
  • La studentessa e altri racconti, di Osamu Dazai, Atmosphere
  • Fiabe di letto, di Mori Yoko, Lindau
  • Gordius – Vermi nel cuore, di Massimiliano Niero, Lumien

E via ora con le considerazioni circa le letture di aprile e maggio di cui non ho parlato nei vari social. Se dovessi scegliere il libro più “bello” tra quelli letti in questi due mesi, Il mondo di ieri di Stefan Zweig è la risposta che darei senza alcun dubbio in merito. Vittoria facile, si dirà, perché è un capolavoro ben noto. Non l’avevo ancora mai letto, nonostante, vista la mia formazione, lo conoscessi di fama. Si tratta di uno di quei libri fondamentali per riflettere più profondamente sulla nostra storia contemporanea, mentre si sta svolgendo, attraverso le vicende di una storia troppo recente per poter essere considerata ormai trascorsa. Si narra, attraverso la vita dell’autore, della discesa verso i periodi più bui del Novecento e di come un’epoca si trasformò in un’altra. Da un fine Ottocento pieno di certezze, solidità, ribellione e fascinazione per tutto quello che era arte, intelletto, cultura, a un Novecento che deforma speranze e valori, con l’inimmaginabile che diventa quotidiano. Zweig racconta della sua Austria, raccontando così anche di tutta l’Europa. Dei segnali, delle catene di conseguenze che portarono alle due Guerre Mondiali. Un libro che fa rabbrividire, perché ci si rende conto che non è cambiato nulla, che la storia si ripete, ma non come superficialmente si potrebbe pensare, liquidando in categorie che si credono ben definite quanto si ritiene bene e male. Tutto è molto più complesso rispetto alla facilità dello slogan e delle fazioni nette. E l’opera di Zweig ancora oggi continua a ribadirlo. Andrebbe letta molto, molto di più, da parte di tutti, nessuno escluso.

Parlando di altri libri parte delle letture di aprile e maggio, L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito, mi è piaciuto molto, è un romanzo che racconta del crescere in condizioni svantaggiate, della rabbia nella volontà di riscatto che non sempre si concretizza davvero in un successo. Vivido, reale, con figure di donne, come la protagonista e la madre della protagonista, che restano impresse nel loro uscire da ogni canone che un lettore si potrebbe aspettare da una storia famigliare.

Gli aghi d’oro, di Michael McDowell, del quale ho apprezzato moltissimo la saga di Blackwater, a differenza di quest’ultima non presenta aspetti fantastici, ma mantiene un’atmosfera cupa, pesante, inquietante, in una New York del XIX Secolo di cui vengono spietatamente descritti gli aspetti contradditori e la miseria che cammina accanto a uno splendore che è facciata. Personaggi ai limiti per quanto riguarda malvagità e desideri di potere e vendetta, eventi sempre sulla soglia del grottesco, con qualche esagerazione. Non mi ha convinta del tutto, devo ammetterlo.

Il primo romanzo de Il Pugnale dei Poeti, di Chiara Zanini, è un fantasy classico, dove la tematica principale è il viaggio dell’eroe che è alla ricerca soprattutto di sé stesso e di un modo per comprendere le proprie potenzialità, accompagnato da amici che vedranno il loro mondo tranquillo sconvolto da forze sconosciute e terribili. La magia è particolare, in quanto legata all’arte. Ma sarà davvero quella l’unica funzione dei poteri che il giovane protagonista possiede?

L’imperatrice Cixi, di Jung Chang, è un saggio in parte narrato sulla figura della donna che di fatto governò la Cina per quarant’anni. Da concubina scelta dall’Imperatore Xianfeng a Imperatrice Vedova, Cixi è stata una figura la cui eccezionalità spesso è stata oscurata da una leggenda nera volta a screditarla. Un’opera interessantissima per comprendere anche la storia della Cina dalla metà dell’Ottocento ai primi anni del Novecento.

A chi smeraldi, a chi rane, di Bianca Pitzorno, è un’opera autobiografica di una delle mie scrittrici preferite di sempre, che racconta del suo rapporto con gli animali, attraverso vicende che in parte suonano famigliari a chi ha letto i suoi romanzi. Piacevolissimo, ironico, un racconto tira l’altro.

Per aspera ad astra, di Chiara Saccuta è una space opera in cui alcuni individui particolari possiedono poteri dati loro da stelle o pianeti. Molto originale, in questo primo romanzo da un matrimonio mancato seguiamo le vicende dei due protagonisti, Ambrosine e Edward, che alternano le loro voci. Un susseguirsi di intrighi, morti, perdite, amore, in un ritmo che lascia poco respiro. Mi ha stupito trovare in ruoli cardine personaggi che non possono definirsi propriamente “buoni”. Molto realisticamente, direi, nonostante l’ambientazione fantastica e suggestiva, tra pianeti, lune, l’universo buio e misterioso e la luce delle stelle.

Non ho parlato di L’adolescente, di Yasunari Kawabata, perché non sapevo bene come inquadrarlo. Da una parte è interessante come opera dell’autore, ricca dei suoi temi e che rievoca in qualche modo la creazione di altre sue opere famose, dall’altra pare più un esercizio, e infatti si tratta di un testo che era rimasto inedito. Non saprei dargli un giudizio, pare più appunto un insieme di spunti e un fare una sorta di riepilogo di alcune tematiche e suggestioni che stavano a cuore all’autore, nonostante vi sia una sorta di volontà di narrazione e uno scheletro di trama.

La regina e l’imperatrice, di Alessandra Necci è un saggio che racconta dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, e della figlia di lei, Maria Antonietta, che diverrà regina di Francia. Ho sempre trovato affascinanti le figure di entrambe queste donne, e questo saggio, prettamente storico anche se contiene delle parti romanzate introduttive ad ogni figura, in cui le protagoniste raccontano tutta la loro vicenda, è interessante e fa luce su molti aspetti economici, sociali e politici delle epoche complicate in cui vissero due donne profondamente diverse tra loro, eppure ognuna legata ad alcuni aspetti dell’altra.

Concludiamo questa carrellata delle letture di aprile e maggio con Gordius – Vermi nel cuore, di Massimiliano Niero, che ho divorato in brevissimo tempo,  non riuscivo a staccarmi dalle pagine. Fa parecchia paura, e crea inevitabile ansia. Un’apocalisse della nostra civiltà raccontata attraverso gli occhi di un tredicenne di Parma. Qualcosa di terribile colpisce gli uomini, qualcosa di fronte alla quale l’epidemia di Covid 19, ancora ben presente con le sue ferite nel 2026 in cui è ambientato questo romanzo, pare qualcosa di tutto sommato gestibile. I genitori di Andrea, il protagonista, hanno modo di sapere un po’ prima di quanto sta per accadere. Cosa faranno? Scappare, senza avvertire nessuno, per salvarsi? Ma dove? Ed è giusto pensare solo a sé stessi e i propri cari, senza nemmeno provare a salvare qualcun altro? Un romanzo commovente nel presentare soprattutto le fragilità degli esseri umani, ma che non si risparmia nell’essere davvero efficace nel toccare le paure che abbiamo imparato a fare nostre.

Questo è tutto per quanto riguarda le letture di aprile e maggio, spero che qualcuno dei libri di cui ho parlato possa suscitare la vostra curiosità o interesse. Al prossimo appuntamento!