Nel frattempo, sul finire di aprile

Nel frattempo, sul finire di aprile, mi rendo conto di aver ripreso a scrivere come mi auguravo di tornare a fare.

Non ho mai smesso veramente, se tengo conto del mio diario. Ci sono pagine private coperte della mia scrittura a mano che mi accompagnano da tutta una vita, sin da quando, a dieci anni, cominciai a tenere un diario personale e segreto, senza lucchetti, da sempre protetto, come mio spazio esclusivo, dal rispetto e l’amore che le persone più vicine a me mi portano. Ricordo un romanzo di Kuki Gallmann che lessi da ragazzina, “Sognavo l’Africa”, il racconto delle vicende della scrittrice stessa. In una delle prime scene, l’autrice raccontava di quando, poco prima di partire per l’Africa, avesse bruciato tutti i suoi diari, perché da quel momento in poi per lei sarebbe cominciata una nuova vita. Ogni tanto penso a quelle sue parole, a quel gesto così definitivo, quando mi ritrovo davanti la mole dei miei diari. Forse faranno quella fine, un giorno, quando non ci sarò più. Chissà. Un pensiero un po’ triste ma anche di una certa bellezza.

Eppure, tornando allo scrivere, ci sono periodi in cui questa attività che mi piace pensare mi caratterizzi ha delle battute di arresto, si trascina lentamente, e occorre del tempo perché io riesca a restituirle lo spazio che voglio abbia nella mia quotidianità. Scrivere qualcosa di più elaborato rispetto ad un post o una riflessione estemporanea, qualcosa che porti con sé una volontà di diventare storia, narrazione, svolgersi di pensieri in modo omogeneo per comprendere quella loro universalità che racconta di tutti noi, senza lasciarli a giacere nel calderone del proprio privato.

Non importa poi cosa se ne farà, è il momento stesso della creazione che mi rende felice.

Tra poco sarà quasi un anno da quando ho fatto quel piccolo salto, pubblicando tramite self publishing quello che sinora è il mio unico libro. Non so ancora bene come valutare tale esperienza, che suscita in me molti sentimenti contrastanti, tra i quali il senso di inadeguatezza, e il mio calcare la mano sempre sui difetti di quanto ho fatto, piuttosto che sui pregi. Al tempo stesso, la gratitudine per le parole di chi è stato tra i miei lettori e ha apprezzato quanto ha letto mi allarga il cuore, mi sono state dette cose bellissime che conservo nella mente come tesori.

Mi sono resa conto, in questi mesi, che questo ritorno alla scrittura necessitava anche di ritagliarsi via del tempo da altre cose, che impegnavano soprattutto mentalmente, ma di un impegno che forse era solo necessità di staccarla, la mente, e svagarsi. Si tratta dei social, che pure presentano dei lati positivi: ci sono pochi profili di valore che continuano a convincermi che valga la pena restare anche in quegli spazi, nonostante tutti gli altri lati negativi, più o meno palesi. Ho dovuto ammettere con me stessa che permettevo mi portassero via troppo tempo che avrei preferito, nei fatti, dedicare ad altro.

Cosa faccio dunque, in questo periodo? Cos’è che sta impegnando le mie ore libere dal lavoro nel frattempo, sul finire di un mese di aprile scivolato via velocissimo? Sto scrivendo e sto leggendo. Gioco ai videogame sulla mia console. Mi sto togliendo quasi del tutto di dosso quella leggera sensazione che ti insinuano con il tempo i social per cui dovresti dar conto di ogni tua attività che pensi possa farti sembrare una persona interessante.

Nel frattempo, vivo cercando di non preoccuparmi troppo di come dovrei farlo per apparire come penso potrebbero preferirmi gli altri. E credo che sotto sotto questo problema del tutto autoimposto se lo pongano molte persone.

Buon fine aprile, dunque.