Parlare di libri.
Qualcosa che ultimamente mi pare di far poco, rispetto ad una volta. Un tempo – sì, lo so, pare il tono da cronache di qualche ambientazione fantasy – scrivevo molto anche dei libri letti, ne facevo recensioni che, a posteriori, mi rendo conto aiutassero me per prima a riflettere su quanto avevo appena terminato di leggere. Erano utili anche perché, a distanza di tempo, mi facevano ricordare più nei dettagli cosa avessi letto – o che cavolo avessi letto, nel caso qualcosa mi avesse lasciato davvero perplessa. In alcuni casi rileggendole mi sono resa conto che il mio giudizio nel corso degli anni è cambiato, perché ci sono state tante altre letture, approfondimenti, esperienze di vita, anche nuovi gusti. Per alcuni libri forse non era il momento giusto. Ripercorri la tua stessa storia personale di lettore, lasciando delle recensioni, che quindi diventano qualcosa da condividere con gli altri, per aiutarsi a vicenda nello scegliere tra un’offerta sterminata, e diventano anche punto di appoggio per te e l’infinito viaggio del lettore. Sono un po’ come delle pietre miliari lasciate lungo il percorso.
Insomma, per quanto mi piacesse scriverle, ad un certo punto ho smesso, limitandomi a qualche recensione sporadica e qualche citazione. Forse mi pareva di sottrarre tempo al leggere vero e proprio, quando in realtà la recensione è occasione anche per leggere di nuovo, ripercorrere. Non c’è in realtà un motivo preciso, come non ci sono spesso motivazioni precise per cose che si smettono di fare, ad un certo punto della vita, per poi magari riprenderle quando si percepisce il desiderio tornare, come mi sta accadendo ora, momento in cui sono in una fase in cui la voglia di scrivere è davvero tanta.
Ora per le recensioni ci sono luoghi diversi rispetto a quelli che utilizzavo io – Anobii e il mio precedente blog – come Instagram con il suo bookstagram, che sinora non ho preso abbastanza in considerazione, forse per snobismo. C’è Amazon, dove però noto diverse recensioni che trattano delle condizioni in cui è arrivato il libro come oggetto, e non del contenuto, quindi diventa un po’ un misto tra considerazioni sul servizio piuttosto che luogo di argomentazione letteraria.
Quindi, l’idea è quella di tornare a scrivere maggiormente di libri. Forse, se ci rifletto, questo mio essermi fermata in tal senso è dovuto al fatto che, pur avendolo fatto per anni, mi sento sempre come quella che è “arrivata dopo” rispetto a chi fa qualcosa con quello che a me potrebbe sembrare maggior successo, maggior costanza o maggior autorevolezza. E tendo quindi a ritirarmi nel mio angolo, pensando che ci sono già sin troppe persone che fanno meglio di me quello che mi piace fare da sempre.
Però, mi sono stancata di pensarla così. Il confronto, in questi ambiti, non dovrebbe diventare unicamente paragone, ma condivisione. Poi, siamo umani, e i sentimenti meno piacevoli possono far sempre capolino, anche se solo nel segreto della nostra interiorità.
Come dicevo, però, mi sono stancata di approcciarmi anche alla scrittura intesa per la condivisione frenando in parte quel mio desiderio di parlare liberamente di svariati argomenti, per timore di apparire meno accademica, meno ineccepibile, meno seria e matura, meno qualcosa, sempre e comunque. La scrittura è una gioia, per me, e vorrei si percepisse, questa gioia.
Parlare di libri, sempre e ancora. Qui, anche se nei miei propositi vedo questo spazio come luogo per argomentazioni su esperienze personali e riflessioni legate al Giappone e alla sua cultura, e sulla letteratura e la scrittura in generale. Sui social, con i quali litigo periodicamente, disertandoli per un po’ quando di loro riesco a percepire solo il peggio. Cerchiamo di riprovare a contribuire a farne qualcosa di buono. Grazie ai libri, perché per me loro sono tra le cose di cui vale sempre la pena parlare.