Prima o poi capita a tutti, nella vita: si incontrano sempre persone che, non appena si accorgono che hai una passione per qualcosa, fanno di tutto per sminuire l’oggetto di questa tua passione, parlandone negativamente, sfidandoti a trovare delle repliche convincenti per le osservazioni che fanno, dandoti dell’esagerato o, tra le righe, dell’illuso o semplicemente ignorando a tal punto quanto tu stai raccontando della tua passione, magari a qualcun altro che ti ha chiesto qualcosa in merito, da farti sentire in imbarazzo e decidere di cambiare argomento (di solito sono loro che iniziano a parlare di loro stessi).
Io mi riferisco nel mio caso alla passione per il Giappone, ma questo tipo di trattamento, riservato da alcuni all’appassionato di turno, può colpire qualsiasi campo: penso a chi ha la passione per qualche forma di produzione artistica, ad esempio, che magari viene invitato a tenere i piedi per terra. C’è sempre chi si sente in dovere di raffreddare la persona che dimostra di avere uno slancio particolare verso qualcosa che ovviamente chi muove le critiche ritiene del tutto inutile. Ma se uno si limitasse a non essere interessato, non ci sarebbe niente di male. No, c’é chi prova un gusto particolare nell’andare a cercare nella memoria quel poco di superficiale e spesso sbagliato che ha sentito in giro per poter fare la battuta acida di turno alla persona che sa essere amante di qualcosa.
Nel caso del Giappone, le frasi tipiche per smontarti se sanno che ami tale cultura sono: “Allora, quando la smettono i tuoi amati giapponesi di ammazzare le balene?” “Eh, ma il Giappone ha il tasso di suicidi più alto del mondo” “Certo che sono dei pervertiti e dei repressi, hanno dovuto addirittura mettere i treni solo per donne!” “Sono freddi e falsi, la loro gentilezza è solo una facciata, gliela inculcano sin da piccoli, io preferisco chi dice le cose in faccia ed è sincero” “Eh, ma Pearl Harbour è stata una carognata” e via dicendo. Queste sono le più gettonate.
Ovvio che questo tipo di persone non ha alcuna conoscenza reale e approfondita di quanto appassiona la persona che vogliono smontare. D’altra parte, se l’oggetto di tale passione non li interessa minimamente, è normale che non vi abbiano dedicato del tempo. Ma non hanno quell’umiltà positiva che porta ad ammettere di non sapere e che spinge talvolta a nuove interessanti conoscenze. Io, personalmente, credo che non ci sia alcunché che non valga la pena di sapere.
Poi c’è un’altra categoria di persone, simili a queste appena descritte per via del loro fine, ovvero raffreddare la passione che vedono evidente in qualcuno. Sono quelli che pensano che solo parlando male dell’argomento della passione possano dimostrare di essere i veri esperti, oggettivi e disincantati. Come se per ogni cosa fossero verità assolute solo i lati negativi, e come se chi preferisce sottolineare i lati belli di una passione, pur conoscendone anche le zone d’ombra, fosse un ingenuo con una visione distorta dovuta al suo amore per la cosa stessa. Come se gli aspetti negativi annullassero per forza anche quelli positivi. Queste altre persone, che pur si professano esperte e talvolta anche lo sono, le comprendo ancora meno. Forse c’è una sorta di timore o fastidio nel dividere con altri il presunto primato di essere i veri esperti di qualcosa di cui si sentono gli unici degni? Con questo ovviamente non voglio sostenere che sia giusta anche la passione cieca e superficiale per una qualsiasi cosa, che distorce la complessità di un argomento e impedisce di conoscerlo davvero, perché magari si prende in considerazione solo quello che fa comodo.
Non avete idea inoltre di quante volte, parlando del Giappone (dopo che mi era stato chiesto qualcosa, perchè ho imparato col tempo a frenare l’entusiasmo e a non rischiare di passare per quella che impone un argomento) abbia riscontrato del vero e proprio sollievo nel mio interlocutore quando accennavo anche a qualche aspetto negativo. C’è una sorta di meccanismo che scatta in qualcuno, che fa sentire alla prova dei fatti superiori quando si colgono falle in chi apparentemente è migliore di noi. Senza che ci si fermi un attimo a pensare che le sfaccettature di ogni cosa sono talmente tante che non ha senso tranciare giudizi in merito: diversità e ricchezza. Non è una gara. Ognuno si sente più a suo agio e vicino a quanto tocca delle sue personali corde.
Con gli anni ho imparato una lezione che mi fa vivere molto meglio: capire subito quando mi trovo di fronte a persone a cui provoca fastidio o invidiosa rabbia malcelata vederti brillare gli occhi o entusiasta nel raccontare di qualcosa che ti appassiona. Credo che non perdere troppo tempo con tale categoria di persone sia un dovere nei propri confronti, un segno di rispetto verso noi stessi e le nostre passioni, che ci definiscono come esseri umani.