Una sera, ad Odaiba. Tra i tanti momenti trascorsi in Giappone, ricorderò sempre un particolare attimo durante il nostro primo viaggio, nel 2013. Il pomeriggio trascorso sull’isola che si trova nella baia di Tokyo stava terminando. Dopo le molte emozioni del primo giorno, dopo aver visto quella stessa mattina Asakusa con la sua atmosfera unica che la rende ancora oggi il mio quartiere preferito, un Gundam a grandezza naturale e lo splendido panorama di Tokyo con la baia che le si distende davanti, attraversata dal Rainbow Bridge, stavamo camminando per raggiungere il punto d’incontro con il resto del gruppo. Mio marito mi lascia un attimo per andare in bagno, ci trovavamo in uno spazio aperto, un piazzale con alle spalle due grandi centri commerciali. I bagni pubblici erano un piccolo edificio su un lato del piazzale, dall’aspetto nuovo ed efficiente.
Non c’era nessuno, in quel momento. Giunto infine il buio veloce della sera, resto per la prima volta sola in questo paese che ho appena incontrato dal vivo. In quell’attimo, in quel preciso istante, ho avuto una sensazione stranissima. Davanti a me c’erano le sagome scure dei grattacieli poco distanti, con le finestre illuminate dalle quali si distinguevano a tratti le figure di impiegati o angoli di uffici. Di lato, poco più in basso rispetto allo spazio in cui mi trovavo, una strada con più corsie attraversata da fari rossi e gialli di automobili, scie luminose nella sera. Dietro di me, una ruota panoramica, che avevamo visto poco prima da vicino, che si era appena accesa di un caleidoscopio di colori. Nel cielo scuro le stelle iniziavano ad accendersi. Dei lampioni creavano pozze chiare sul cemento del piazzale. Quasi immediatamente mi rendo conto che quella sensazione strana è un totale senso di sicurezza, e di agio. Mi sento come se fossi esattamente nel posto in cui dovrei essere, un luogo che, mi rendo conto, forse ho sempre cercato e mi si presenta nel suo essere adatto per me solo in quel momento.
Mi guardo intorno, mentre il vento si fa sentire, in un qualche senso presenza ancora più invisibile nella sera che cela tra le ombre la danza delle cose che l’aria muove. Inspiro e mi sento in pace, profondamente rilassata. Sono in Giappone, penso. E in questo momento mi trovo anche in quel Giappone super moderno e tecnologico cui non avevo mai prestato interesse, convinta che non mi sarebbe nemmeno piaciuto, che sarebbero state solo le vestigia del Giappone tradizionale quello che mi avrebbe affascinata di questo paese. Invece, mi rendo conto di amare profondamente anche questo suo aspetto moderno. Questo paese è un amalgama di tutte quelle caratteristiche che normalmente si riterrebbero contraddittorie, ma che solo nel loro rivelarsi reale ai tuoi occhi si incastrano perfettamente. Quello stesso giorno, vedendo una mia foto sui social, una mia conoscente aveva commentato “Finalmente sei dove aspettavi di essere”. Le sue parole mi risuonano in testa, in questa sera tranquilla che accompagna dolcemente una giornata piena di emozioni verso il sonno. E penso che è davvero così, che non avrebbe potuto scrivere una frase più azzeccata.
Il Giappone è il luogo in cui mi sento più a mio agio in assoluto. Avevo avvertito quella sensazione tutta d’un colpo quella sera ad Odaiba, quando avevo avuto un momento in cui ero rimasta sola di fronte ad esso. Forse quella terra straniera aveva atteso quell’attimo per potersi presentare per bene. Inizialmente pensavo che fosse dovuta all’euforia e all’entusiasmo della prima esperienza e del viaggio di nozze, e alla vertigine all’idea di essere estremamente lontana nello spazio ma anche un po’ nel tempo da quella che era la mia quotidianità, con tutto il suo carico di pensieri. Ma questa tranquillità di fondo nel sentirmi in quello che è il mio posto è sempre rimasta, anche nei viaggi successivi, anche quando ho intravisto i lati meno belli del Giappone.
Se mi si chiedesse quando mi sono innamorata del Giappone, risponderei che è accaduto proprio allora, quella sera. Mi ha colta alla sprovvista, mentre mi trovavo da sola in uno dei suoi paesaggi che forse non sembra rappresentare le sue peculiarità da immaginario collettivo. Al mattino non ero riuscita a frenare le lacrime di commozione quando, ad Asakusa, avevo visto una processione con persone in abiti tradizionali. Eppure, il senso di pace e di piena felicità aveva atteso quella sera ad Odaiba per rivelarsi.