Settantadue, secondo l’antico calendario, sono i passi in cui possono essere suddivise le quattro grandi stagioni che da sempre regolano il vivere umano. Ogni cinque giorni infatti vi sono impercettibili cambiamenti nel clima, nel reagire della natura e, di conseguenza, dell’uomo, al circolo continuo dell’esistenza. Se ci si sofferma a pensare a quanto spesso particolari cui non si presta più di tanta attenzione cambino attorno a noi, non si può che constatare quanto questa suddivisione fosse vera. E quanto amore ed attenzione denoti l’identificare e celebrare questi particolari, unici per il loro periodo e dolcemente rassicuranti nella loro ciclicità.
Settantadue sono le parole e le espressioni giapponesi che Laura Imai Messina ha scelto di trattare in questo suo ultimo libro, che è una vera e propria celebrazione del Giappone nel suo senso più autentico. Un accostarsi al cuore stesso di una cultura, la cui complessità è profonda e mutevole come, appunto, il succedersi dei settantadue periodi dell’anno. Ognuna di queste espressioni viene raccontata dal punto di vista linguistico, estetico, sociale, e anche da quello del vero e proprio sentire, derivato dall’esperienza. Aspetto, quest’ultimo, tra i più importanti, in quanto la maggior parte di queste sfaccettature della cultura e del cuore giapponese sono decisamente ardue da comprendere per chi in questo contesto non ci è nato e cresciuto, come il lettore occidentale che a questo libro si accosta.
Ci vuole grande rispetto, e volontà di capire. Serve rendersi conto che non sempre il proprio punto di vista, dettato da quello che per noi è buonsenso o valore assoluto, è necessariamente la strada univoca verso la felicità e la libertà. Questo è quanto di più bello spiega questo libro: dopo tanti anni vissuti all’interno di una società non facile, e che spesso delude o scoraggia nel cinismo coloro che pur con amore ed entusiasmo vi si accostano inseguendo una passione o un sogno, l’autrice fa un vero e proprio dono al lettore, mostrando con i suoi toni sempre chiari e garbati quello che si cela nel profondo di questa cultura. L’Oriente attraverso gli occhi di un Occidente che ad esso si è abbandonato nell’amore più completo. La scrittura è bella, colta, armonica, e spiega con reale volontà di trasmettere nella semplicità ad un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile quanto è costato tanto tempo, fatica, pazienza, riflessione e mettersi in discussione. Tutti aspetti che non vengono fatti pesare al lettore, ma che sono alla base di una comprensione simile. Una comprensione conquistata passo dopo passo, e che per questo può davvero sfociare nella gioia, che è tale proprio anche nel condividerla con gli altri.
Wa è tutto quanto è giapponese, ma può significare molte altre cose, tra cui, appunto, un’armonia che sembra caratterizzare tutto quanto riguarda il Giappone. Wa è qualcosa che si intuisce e in cui ci si trova immersi, e che non necessità di classificazioni oggettive, in quanto perderebbe gran parte del suo carattere. Wa è qualcosa che si prova, ottenuto con la pazienza e la disposizione all’ascolto completo, mettendo da parte se stessi per andare incontro all’altro, in una mutualità di sentire e di comprendere quale sia davvero il bene comune che appare nella nostra società occidentale sempre più difficile. L’individualismo, nostro valore assoluto, spesso sfocia nell’egoismo, le cui derive finiscono col tempo per danneggiare anche chi da esso si sentiva protetto, libero e avvantaggiato.
Wa è un libro che si legge tutto d’un fiato, mentre ci si addentra sempre di più in un mondo affascinante, che forse si credeva di conoscere bene. Si può leggere una pagina dopo l’altra, o saltando da un’espressione all’altra. Sono finestre sull’animo umano, ognuna di esse. Sono curiosità ma anche consigli per la propria vita. Nel corso degli anni, Laura Imai Messina ha parlato delle stesse nel suo blog, Giappone Mon Amour, ma qui le approfondisce, dà loro ancora maggior corpo. Leggerle è quindi ritrovare, in forma rinnovata, fluida e vivida, quanto si è già letto ed apprezzato, riscoprendolo al tempo stesso.
Ed ora parlo di un aspetto molto più personale. Per me, leggere questo libro è stato commovente, e non solo in senso figurato. Per tutta la vita, e talvolta ancora adesso, mi sono sempre sentita “sbagliata” in alcuni aspetti del mio carattere, o perlomeno strana in alcuni modi di agire.
Sei troppo silenziosa, se non esprimi subito e a voce alta e con decisione la tua opinione penseranno che tu non ne abbia. Sei troppo gentile e mite, le persone che si fanno meno scrupoli di te saranno sempre pronte a sopraffarti. Non sai “venderti” bene, sei troppo modesta, così anche chi è meno competente e valido di te ti scavalcherà sempre. Che senso ha stare sempre a considerare cosa potrebbero provare e pensare gli altri, perché riservare tutte queste premure alle altre persone? Alza la voce, se parli così piano non ti si sente! Perché ti preoccupi di andartene da un posto dove ti hanno anche trattata male lasciando tutto in ordine ed impegnandoti sino alla fine? Tutti saltano la fila, sporcano o fanno ressa per arrivare per primi, perché tu invece devi sempre rispettare le regole? Lasci sempre troppo perdere le discussioni, sembra che tu abbia paura di litigare, invece serve farlo, se non sfoghi la rabbia ti farà male! A cosa serve scusarsi e ringraziare continuamente? Perché cerchi sempre di trovare una giustificazione per gli altri, anche quando si comportano male? Tu sei sempre così riservata e posata, anche troppo!
Mentre leggevo Wa, e riscontravo in molti aspetti del sentire e comportarsi giapponesi il mio stesso modo di sentire e fare, mi sono sentita, in qualche modo, sollevata e grata. Mi ha fatto vedere che non sono l’unica a trovare naturale un certo modo di essere. Ora capisco, ho pensato, perché la prima volta che sono stata in Giappone mi sono sentita così bene, e perché mi sento sempre così a mio agio quando ci vado. Certo, non è un paese esente da difetti, ed anche preservare quella che per molti è una facciata che nasconde una società problematica e disastrosa ha il suo costo. Ma non ha il suo costo anche voler fare sempre e comunque quello che si vuole, a discapito degli altri, del contesto, dell’ambiente in cui ci si trova? Forse una via di mezzo sarebbe auspicabile, prendere quanto di meglio c’è in ogni cultura, altro concetto che fa parte della cultura giapponese, altro aspetto che viene spesso frainteso dall’Occidente, così come l’idea della falsa gentilezza.
Quindi, non posso che ringraziare Laura Imai Messina per aver scritto Wa. Prezioso, gioioso, intelligente. Un vero e proprio omaggio ad una cultura complessa e dalle mille sfaccettature, che pur essendo oggigiorno molto popolare è anche spesso fraintesa, o si pretende di conoscere assumendo il proprio particolare e soggettivo punto di vista o le proprie particolari esperienze come verità assoluta.