Letture di Novembre, articolo che arriva quando Dicembre è già iniziato. Un mese dominato quasi interamente dal Giappone, se non fosse per una raccolta di poesie, amatissima, della poetessa Ingeborg Bachmann. Si tratta di “Invocazione all’Orsa maggiore”, raccolta che è appena stata ristampata da Adelphi e che mi ripromettevo di cercare seriamente da anni, da quando ero all’università e ne avevo fatto oggetto di studio per un esame, incantandomi tra i ritmi meravigliosi delle poesie di cui è composta, lette dai testi della biblioteca e dalle dispense necessarie all’esame. Ed ecco che qualche settimana fa me la vedo sugli scaffali di una libreria, e il cuore mi ha fatto un piccolo salto di gioia. Devo anche aver esclamato qualcosa, perché uno dei commessi che mi è passato vicino mi ha sorriso un po’ divertito. Rileggerla è stato rigustare una parte di me e di quanto mi piace che talvolta non ascolto abbastanza, che ammetto di stare un po’ trascurando negli ultimi anni in favore della forte passione per il Giappone – non me ne pento, ma un po’ ci rifletto e mi domando se non dovrei cercare di dedicare un pochino di tempo in più anche a questo mio aspetto. Si tratta di tutte quelle suggestioni legate a quanto ha caratterizzato il mio percorso di studi ai tempi dell’università: la letteratura in lingua inglese e tedesca, le letterature comparate, la storia dell’arte, l’immaginario gotico e romantico, la letteratura del fantastico. Le passioni sono tante, il Giappone ne ha sovrastate un bel po’, e non me ne pento. D”altra parte all’epoca della scelta del corso di studi universitario a Ca’ Foscari, scelsi la letteratura occidentale, dicendomi che desideravo prima conoscere quanto mi era più vicino, per poi nel futuro andare più lontano. Non saprei dire se mi sono pentita della mia scelta, se avrei preferito laurearmi con una tesi sul Genji Monogatari di Murasaki Shikibu, invece di una tesi triennale sul misterioso e il la teoria del sublime nelle opere di Ann Radcliffe e una specialistica su Ulysses di James Joyce, come ho fatto. In effetti più lontano con gli interessi poi ci sono andata, e proprio mentre facevo le 150 ore di collaborazione all’università capitai nella biblioteca del dipartimento di giapponese, cominciando ad appassionarmi anche a quella letteratura, ma ogni tanto sento che dovrei ricordare di soffermarmi di più su quanto è vicino.
Ma ecco la lista delle letture di Novembre. Per quasi tutti ho lasciato una recensione nei social, tranne che per il romanzo di Kōtarō Isaka, il terzo pubblicato in Italia di questo autore che è diventato noto per “I sette killer dello Shinkansen”, romanzo da cui è stato tratto il film “Bullet Train”. Non l’ho recensito perché non c’è molto altro da dire rispetto a quanto ho già detto sugli altri due libri: si tratta di romanzi cruenti e scanzonati, con battute insolite nei momenti più improbabili sullo stile di Quentin Tarantino, ed antieroi che ci si sente quasi in colpa di trovare interessanti.
Torniamo alla lista, visto che ho finito per divagare di nuovo:
- Due sorelle, di Kanehara Hitomi, traduzione di Alessandro Clementi, Atmosphere
- Il Giappone a colori, di Laura Imai Messina, Einaudi
- Rainbirds, di Clarissa Goenawan, traduzione di Viola di Grado, Carbonio Editore
- Il mondo perfetto di Miwako Sumida, traduzione di Viola di Grado, Carbonio Editore
- Giardino di primavera, di Tomoka Shibasaki, traduzione di Roberta Lo Cascio, Atmosphere
- Dopo la pioggia e i sogni, di Miri Yu, traduzione di Laura Solimando, Atmosphere
- Il sicario che non voleva uccidere, di Kōtarō Isaka, traduzione di Bruno Forzan, Einaudi
- Shimaguni – Atlante narrato delle isole giapponesi, di Francesca Scotti, illustrazioni di Kazuhisa Uragami, Bompiani
- Invocazione all’Orsa maggiore, di Ingeborg Bachmann, con testo a fronte, traduzione di Luigi Reitani, Adephi