Il nostro viaggio in Giappone – Il numero otto

Il nostro viaggio in Giappone più recente si è svolto durante i giorni a cavallo tra il 2023 e il nuovo anno appena iniziato. Per noi è stato l’ottavo, dopo una pausa di più di quattro anni che ci aveva visti per l’ultima volta nel nostro paese del cuore nel giugno del 2019. Un caro amico aveva commentato, quando gli raccontai che ci saremmo recati di nuovo in Giappone e che sarebbe stato l’ottavo viaggio, che l’otto è un numero importante e molto simbolico, e che questo viaggio sarebbe stato sicuramente speciale. Così è stato.

Rientrati da giusto una settimana, con il jet-lag che è passato solo ieri, rifletto su quello che abbiamo vissuto.

Mi rendo conto che la mente è ancora come se si trovasse lì, e che ad apparire un po’ irreale, anche se sempre piacevole, è proprio la nostra vita quotidiana qui, nella nostra madrepatria. So che, quando la routine riprenderà del tutto il sopravvento, la forza positiva che ho tratto da questa esperienza, l’aver ritrovato il mio centro, come amo dire, manterrà a lungo effetti benefici nel mio cuore. Il Giappone ad ogni viaggio mi fa innamorare di più, e ad ogni ritorno a casa mi fa apprezzare di più anche tanti aspetti del mio paese di origine. Entrambi si sostengono e arricchiscono a vicenda nel mio animo.

La cosa più bella di questo viaggio è stata aver potuto conoscere di persona Eleonora, la persona dietro il bel blog Fudemame in Tokyo. Se ancora non la seguite vi consiglio caldamente di farlo. Soprattutto se volete leggere del Giappone reale, visto in tutti i suoi aspetti da una persona che l’ha scelto per viverci e lavorarci, che ama e rispetta profondamente un paese che dà molto ma che pretende anche molto, e che con grande garbo e consapevolezza parla anche di quanto può apparire meno attrattivo e piacevole, oltre la cartolina. Con Eleonora ci siamo conosciute da un po’ di tempo qui sulla rete, e questo viaggio è stata l’occasione per incontrarci, a Kyoto dove Eleonora attualmente vive con il marito. Abbiamo trascorso il Natale insieme, a casa loro, e per me è stato un vero e proprio dono. Eleonora è una persona dotata di una delle doti più rare: l’onestà intellettuale, unita a una grande forza di volontà e a quella semplice dolcezza che sa metterti subito a tuo agio. Esserci ritrovate concordi nel vero senso della parola in moltissimi aspetti anche della quotidianità, come le ansie o le piccole manie, è stato davvero magico. Ora per me il mio Giappone è anche lei e la sua famiglia.

Sono trascorsi densissimi eppure veloci questi giorni in cui abbiamo salutato il 2023 osservando le kitsune sfilare con le loro lanterne verso il santuario di Oji, nel ricordo della stampa di Hiroshige che da sempre mi affascina, e in cui abbiamo pregato inaugurando le speranze per il 2024 al santuario Tsurugaoka Hachimangu di Kamakura, lì dove il Giappone ci ha definitivamente avvinti nel suo fascino durante il nostro primo viaggio nel 2013. Abbiamo percorso luoghi famigliari, scoprendone lati nuovi, ad ore del giorno nuove, con uno spirito diverso. Quella sensazione di non dover affrettarsi, del non dover cercare di vedere il più possibile e di fare esperienze culinarie, culturali, escursionistiche il più diversificate possibile, come per dover dimostrare di non essersi persi nulla. Certo si tratta del privilegio di non essere in un luogo per una prima volta che già si sa potrebbe essere anche l’unica occasione, tuttavia la tentazione di strafare è sempre dietro l’angolo, soprattutto per la spinta inconscia che ormai influenza un po’ tutto e tutti del dover mostrare.

Si è trattato di un viaggio desiderato e per nulla scontato. Negli ultimi anni si sono susseguiti vari problemi di salute, soprattutto per mio marito, che non rendevano così ovvio il poter sostenere certi tipi di sforzi fisici. Il ritmo del viaggio è stato anche per questo molto tranquillo.

Tokyo, Kyoto, Gifu, sono state le tre città protagoniste di questo viaggio. Kyoto in particolare mi ha definitivamente conquistata, dopo un percorso più lento rispetto a Tokyo. La sua bellezza è da comprendere e cercare, non si svela del tutto immediatamente, ma richiede pazienza. Non solo le sue zone dove la bellezza è più palese, e dove il turismo si affolla per poterne godere, ma anche nelle sue normalissime strade che raccontano di quella vita quotidiana appena scostata dai flussi dei visitatori da tutto il mondo, dove edifici tradizionali sfilano nel buio della sera con le loro penombre, accanto a condomini moderni. Il modo per cercare la città libera dalla calca e per ascoltare il racconto incessante delle sue strade c’è, ma com’è ovvio è subordinato all’avere tempo e all’aver già visto, per cui ci si può dedicare al voler capire e assaporare. Kyoto ha una storia così fitta di avvenimenti importanti e significativi per capire il Giappone stesso che ad ogni angolo si potrebbe dire sia successo qualcosa, e spesso targhe esplicative lo ricordano.

Tokyo è una bellezza caleidoscopica, sfolgorante. Contiene ogni cosa e il suo opposto, ti accoglie e ti respinge, ti carezza e ti stritola. Cambia di continuo restando sempre la stessa, la riconosci nel suo spirito così unico e poi ti domandi dove mai sei finito. In questo viaggio l’abbiamo vista affollata come non ci era mai capitato, ma era normale, visto il periodo festivo. Ovunque folle, calca, code. Abbiamo provato per la prima volta l’essere schiacciati a forza dentro i vagoni di un treno, nella notte di Capodanno. Ed è stata un’esperienza strana, dopo questi anni dove almeno per quanto mi riguarda il distanziamento sociale imposto mi è rimasto dentro, con una certa ritrosia residua nei confronti del contatto e della folla. Forse mi serviva, come una sorta di liberazione, trovarmi in mezzo a tanta, tantissima gente. Anche per Tokyo, basta scostarsi un attimo dai centri di trasporto e turismo, e ci si trova in vere e proprie oasi di pace, cittadine e quartieri silenziosi dove scorrono i giorni delle persone per le quali quello che per te è straordinario è vita ordinaria.

Mi domandavo, prima di partire, se avrei trovato molto cambiato il Giappone, soprattutto alla luce del fenomeno che ormai è diventato. Nel giro di pochi anni il paese e la sua cultura sono diventati ancora più di moda – anche se in realtà credo che la moda non sia mai passata del tutto, da quando il Giappone nell’Ottocento si aprì all’Occidente, ma abbia solo assunto diverse forme nel corso del tempo. Io stessa sento di persona e leggo sui social dell’intenzione di fare un viaggio in Giappone da parte di persone che sino a un istante prima non avevano mai manifestato il minimo interesse per il paese. Ammetto che temevo di trovare frotte di persone che giravano video e tenevano comportamenti inopportuni per poter ottenere certi risultati sul social di turno, o che scambiassero il paese per un parco divertimenti, come succede purtroppo spesso nella mia Venezia. Qualcuno c’era, ma rispetto ai miei timori decisamente niente di che. Il turismo è aumentato visibilmente nei grandi centri, soprattutto asiatico e americano. Ripeto l’impressione avuta durante gli ultimi viaggi, ovvero che i turisti italiani mediamente sono molto più educati rispetto ai turisti di altre nazionalità.

E io, mi sento cambiata nei confronti del Giappone? In un certo senso sì. Ad ogni viaggio, pur provando sempre più agio e famigliarità, sento al tempo stesso che c’è ancora moltissimo che non so, e che dovrei impegnarmi di più per poter riuscire a comunicare meglio, per avere maggiore consapevolezza di alcuni aspetti della cultura, per comportarmi in maniera migliore. Le certezze, che spesso poi erano travisamenti, le avevo quando del Giappone in realtà sapevo molto di meno rispetto a quanto credo di saperne adesso.

Ecco, il Giappone è un viaggio di per sé stesso, che può durare una vita intera ed assumere diverse forme, non solo quella della presenza effettiva sul suo suolo, anche se la ritengo importante per capire e respirare davvero quello che questo paese effettivamente è, oltre le idee che si possono essersi fatte. Ogni viaggio è un dono e una scoperta, e una volta tornati è ancora più un piacere continuare a dedicare del tempo al conoscere nuovi aspetti della sua cultura. La mancanza di quel qualcosa che nemmeno tu sai e che solo l’essere lì sa darti c’è sempre, ma la prendi non tanto come insoddisfazione, bensì come una manifestazione di vero amore.