Ho sempre amato le storie di fantasmi giapponesi. Il primo approccio in assoluto che ho avuto con il Giappone è stata proprio un’immagine di un’opera di Hokusai che ritraeva i Rokurokubi, gli yokai in grado di allungare a dismisura il proprio collo, trovata in un’enciclopedia medica che stavo sfogliando quando avrò avuto più o meno cinque anni. Ho sempre amato quindi anche Mizuki Shigeru, che degli yokai raccontò per tutta la sua lunga vita, conclusasi nel 2015 all’età di 93 anni.
In NonNonBa Mizuki racconta non solo di fantasmi e creature del soprannaturale, ma anche e soprattutto dell’infanzia, come periodo in cui si formano le fondamenta della propria storia personale. In questo manga seguiamo la storia di Shigeru, sorta di alter ego dell’autore, che cresce nel villaggio di Sakaiminato, durante gli anni ’30. Tra zuffe con i compagni e la lotta contro la miseria, come condizione costante ed abituale per dei bambini che hanno quasi sempre fame, Shigeru riesce a vedere nella realtà un lato in più, quello dipinto dalle parole di NonNonBa, un’anziana che è nonna un po’ di tutti, e che conosce ogni cosa circa mostri e spettri. In ogni situazione che il bambino si trova a vivere, NonNonBa scorge l’intervento o la presenza di qualche creatura soprannaturale, sino a che nemmeno il lettore riesce a distinguere se quel mondo appena oltre un velo sia davvero presente o se sia semplicemente evocato dai racconti dell’anziana signora.
La vita narrata non è facile, ed è costellata da piccole e grandi tragedie: la morte di coetanei, i costanti fallimenti del padre acculturato che cerca sempre di riscattarsi, le guerre in miniatura tra compagni di giochi, la povertà. Mizuki racconta tutto attraverso il suo tratto inconfondibile, tanto caricaturale nelle figure umane quanto preciso e pittorico negli sfondi e nei paesaggi, e pur trasmettendo forti emozioni sia per gli argomenti trattati che per quanto accade ai protagonisti, infonde quella sorta di nostalgica malinconia che attenua un po’ il dolore per ogni evento triste, accettandolo e sfumandolo nei toni della speranza e della volontà di andare avanti.
Speranza è anche quel mondo abitato dalle creature del folklore nipponico, così famigliari per NonNonBa che ne parla come se esse non fossero altro che presenze ovvie in alcuni contesti. Il piccolo Shigeru scopre ben presto che proprio a quella dimensione si vuole dedicare, attraverso il disegno, che diviene sua ossessione e suo scopo. E’ quella fantasia salvifica che è in grado di supportare una persona attraverso la realtà, quando questa si fa molto dura. E che aiuta non solo chi la esercita, ma anche chi ascolta quanti creano interi mondi attraverso di lei.
A comprendere più di chiunque Shigeru, oltre a NonNonBa, che tuttavia si trova più ad istruire ed interpretare il reale attraverso il fantastico, formando l’immaginario del bambino, è il padre, figura che nella società appare come un fallito, e che eppure possiede un animo sensibile e in grado di saper dire la cosa giusta al momento giusto, accompagnando il figlio nei momenti in cui effettivamente decide del suo futuro e in quelle che sono tappe della crescita:
Non c’è cosa più dolorosa, lo so…non riuscire ad aiutare una persona cara (…) Siamo in grado di resistere al dolore che portiamo dentro…ma non possiamo sopportare anche quello degli altri (…) Però, Shigeru, anche gli eventi più dolorosi possono regalarci una luce di speranza (…) Vivere per raggiungere un obbiettivo…è già una bellissima cosa…sono in tanti a vivere una vita senza scopo, semplicemente aspettando un altro giorno…
Shigeru Mizuki, NonNonBa, ed. Rizzoli Lizard, pag. 405
Una bellissima opera, che va ad unirsi a quelle che più amo di questo autore, ovvero “Enciclopedia dei mostri giapponesi” e “Enciclopedia degli spiriti giapponesi”. NonNonBa racconta l’origine di un amore per quell’universo di creature che sembravano destinate a sparire con l’avvento della luce elettrica, ma che invece, grazie alla voce e ai disegni di chi ha dedicato loro il proprio immaginario, sono più presenti che mai.
La vita è strana…la mia passione per i dipinti di fantasmi è nata senza nessun motivo particolare…e alla fine è stata la mia salvezza…per questo Dio ti ringrazio, anche se non sei mai esistito.
Ibidem, pag. 16