Letture di Settembre, tappa di fine estate-inizio autunno per questo appuntamento mensile con le letture che mi hanno accompagnata. Le letture di settembre sono state quasi del tutto giapponesi, tranne che per un libro che volevo leggere da tempo perché se ne parlava ovunque ed è stato uno dei bestseller di questi ultimi anni, che ho preso approfittando di uno sconto. Ero incuriosita, mi sono tolta la curiosità.
Come già per i precedenti appuntamenti, anche per le letture di settembre troverete in elenco libri di cui ho già parlato sui profili social di Stanze Giapponesi. Per gli altri invece farò qui qualche considerazione.
- Il teatro fantasma, di Seishi Yokomizo, traduzione di Alessandro Passarella e Francesco Vitucci, Sellerio.
- La salita verso casa, di Kanako Nishi, traduzione di Maria Cristina Gasperini, Garzanti.
- Una vita come tante, di Hanya Yanagihara, traduzione di Luca Briasco, Sellerio.
- L’ombra del cardo. Azami, Hozumi, Suisen, Fuki-no-to, Maimai, di Aki Shimazaki, traduzione di Cinzia Poli, Feltrinelli.
- Beviamo un altro bicchiere? autori vari, traduzione di Daniela Guarino, Rizzoli.
- La fiera delle parole, di Otokawa Yūzaburō, traduzione di Eleonora Blundo, Atmosphere.
- Mentre aspetti la cioccolata, di Michiko Aoyama, traduzione di Laura Solimando, Garzanti.
- Il magico studio fotografico di Hirasaka, di Sanaka Hiiragi, traduzione di Gala Maria Follaco, Feltrinelli.
Mi tolgo subito il pensiero e parlo del bestseller osannato di questi ultimi anni, ovvero Una vita come tante. Il pregio principale che ha sicuramente è l’estrema scorrevolezza: nonostante la mole, più di mille pagine, si legge molto velocemente e non annoia – quasi – mai. Poi ci sono delle pagine con pezzi davvero molto belli, riflessivi, intensi, commoventi, strazianti, circa la vita e le relazioni tra persone, e il difficile cammino per resistere e riscattarsi. Avvertimento: è un libro che tratta, anche con descrizioni dettagliate, temi pesanti e gravi, che non tutti i lettori potrebbero sentirsi di affrontare, come la violenza verso i bambini e verso sé stessi Il problema, a mio parere, è che davvero viene esagerato sino allo stremo il quantitativo di sofferenza e disgrazie inflitto al protagonista del libro. Ad un certo punto si giunge ad un livello tale da far crollare quasi del tutto la sospensione dell’incredulità, nonostante purtroppo vi siano anche nella realtà episodi di cronaca nera e situazioni tragiche che spesso superano l’immaginazione. Ma anche quanto accade di positivo, ad esempio il raggiungere determinate posizioni sociali, relazionali ed economiche, appare spesso poco giustificato o credibile narrativamente parlando. Detto questo, è un libro da leggere? Personalmente non l’ho trovato un capolavoro, mi è parso, dopo averci pensato oggettivamente una volta scemato l’effetto emozionale, voler giocare un po’ troppo proprio sullo suscitare emozioni forti trattando temi dolorosi, e per assurdo pur presentandosi come romanzo molto psicologico in realtà se ci si riflette bene a mente fredda, non c’è davvero un’evoluzione nei personaggi, che vengono seguiti lungo tutto il corso della loro vita. Poco se non per nulla trattato anche il contesto. Siamo a New York ma l’ambientazione pare non avere nessuna influenza concreta nella narrazione, tanto che non si capisce bene neanche in che periodo si svolgano i fatti. Consigliato? Nì.
Per quanto riguarda gli altri libri letti che compaiono nell’elenco ma di cui non ho già parlato altrove, L’ombra del cardo è la raccolta di un’altra bella pentalogia dell’autrice di cui ho già letto anche Il peso dei segreti e Nel cuore di Yamato. Anche in quest’opera, tornano le vite di vari personaggi che si intrecciano lungo le generazioni. Il tema che sembra sentir scorrere lungo tutta la narrazione, se dovessi identificarlo, è quello del destino, di come ad ogni incontro, ad ogni azione possa corrispondere prima o poi una reazione che non si può evitare, un punto in cui ci si ritrova a dover affrontare ogni aspetto della propria vita lasciato irrisolto, questioni messe in moto magari da chi ci ha preceduto, e che hanno influenzato anche a nostra insaputa le nostre esistenze.
Particolare è stato anche La salita verso casa: pare iniziare come moltissimi romanzi giapponesi in voga in questo periodo, con uno sguardo affettuoso e talvolta un po’ edulcorato sulla quotidianità, ma poi comincia a cambiare tono, accadono svolte impreviste e tutto comincia ad apparire sotto una luce diversa rispetto a quello che solitamente ci si aspetta da questi romanzi. Risulta così un romanzo che affronta situazioni famigliari complicate e molti tipi di dolore, senza quel voler mostrare dei protagonisti che riescono ad affrontare tutto con armonia ed accettazione serena. Vivono e cercano di andare avanti anche se tristi o apparentemente incapaci di adattarsi a quello che dovrebbero essere.
Mentre aspetti la cioccolata invece è il tipico romanzo giapponese confortante dove tutto pare accadere per magia e risolversi nel migliore dei modi, con diverse storie che si richiamano tra loro, con quelli che da comparsa nella storia precedente diventano i protagonisti della successiva. Una cosa particolare è che è ambientato per la maggior parte in Australia, e che ciascun capitolo è molto legato ai colori. Carino, ma anche sullo stesso genere personalmente ho preferito altre opere.
Il teatro fantasma è una raccolta di racconti aventi come protagonista il detective Kindaichi, un classico del giallo giapponese. Si tratta del quarto libro uscito sinora con i racconti legati a questo personaggio. Ammetto che in generale, per quelli che sono i miei gusti, non mi entusiasmano granché. Comincio a pensare che alla fine, per quanto siano letture dalle quali si può sempre trarre qualche spunto interessante, li prendo forse più spinta dallo spirito del collezionismo.
Questo è tutto per quanto riguarda le letture di settembre, arrivederci al prossimo mese con le prossime letture!