In Giappone mi si è fermato l’orologio.
Mi è accaduto davvero, durante il primo viaggio. Una sera, a Kyoto, improvvisamente le lancette del mio orologio da polso si sono fermate, e da allora non ho più indossato orologi.
Una volta tornata a casa, ancora frastornata e felice per l’incontro con un paese che compresi mi aveva rapito l’animo, mi ripromisi che, se mai avessi scritto un libro sul Giappone, questo sarebbe stato il suo titolo.
Sul quadernino che usavo per prendere appunti durante l’esperienza – è mia abitudine portarne uno sempre con me, quando viaggio -, e che avevo già riposto in camera in quello che ormai è il mio cassetto delle memorie, scrissi di getto proprio queste parole: “In Giappone mi si è fermato l’orologio”. Sono scritte a matita, in obliquo, con una grafia un po’ trascurata. Hanno proprio l’aria della frase che sentivo la necessità di fissare come appunto, in seguito ad un pensiero fulmineo.
Maggio si è aperto con questa novità, un progetto che accarezzavo da tempo e che ha iniziato a percorrere i suoi primi concreti passi diversi mesi fa, nel dicembre del 2019. Quando ancora non ci si immaginava cosa stesse per accadere a tutti noi e alla nostra vita quotidiana.
La scrittura mi ha accompagnata in un modo diverso rispetto al solito, in questi mesi che hanno portato alla nascita del mio vero e proprio libro. Non stavo più scrivendo solo per me, come faccio con il mio diario, che mi perdona ogni immediatezza e necessità di sfogo, o come per il blog, o per la pagina, che invece richiedono impegno e scelta ponderata delle parole e delle immagini.
Scrivevo pensando ai lettori, e per la prima volta stavo scrivendo anche di me. Non l’avevo mai fatto davvero approfonditamente, sono restia anche a mettere mie foto, in quanto ho sempre pensato che non fossi tanto io, ad essere importante, ma le esperienze e le suggestioni che possono parlare a tutti, essere di tutti. Però, prima o poi, avrei dovuto anche raccontare qualcosa della viaggiatrice, perché ogni volta, ad ogni viaggio, quest’ultima stava scoprendo non solo il Giappone, ma anche sé stessa.
Tra le righe che ho trovato incredibilmente emozionante vedere impresse su delle pagine bianche c’è la me stessa in relazione a questo paese, vissuto grazie all’occasione del viaggio. Ci sono tutti i piccoli episodi di vita che mi hanno portata a scoprire questo mondo altro, a considerarlo ormai parte di me.
Sarà per me un piacere immenso se vorrete leggerlo, è il primo di quella che immagino un’ideale serie di volumi riposti con cura in una libreria dentro queste Stanze, la memoria impressa su carta delle parole che sono rimaste sospese nell’aria tra le loro pareti, che potrete tenere tra le mani e sfogliare.