Letture di Giugno

Letture di giugno, che si sta concludendo oggi con una giornata nuvolosa in cui non si capisce se la pioggia voglia decidersi a scendere oppure no. Mese abbastanza soddisfacente come letture, devo dire, con qualche sorpresa e qualche libro per il quale un po’ immaginavo non mi sarei entusiasmata.

Ecco intanto i libri:

  • “Cinquanta modi di dire pioggia”, di Asha Lemmie
  • “Ti ho vista ieri”, di Patrizia Laquidara
  • “Il bambino e il cane”, di Hase Seishu
  • “Non è un lavoro per ragazze”, di Sakuraba Kazuki
  • “L’automa e altri racconti fantastici”, di E.T.A. Hoffmann
  • “I giapponesi sono fuori di testa”, di Kenta Suzuki
  • “L’isola dei gigli rossi”, di Kotomi Li
  • “I gatti di Shinjuku”, di Dorian Sukegawa
  • “Horishi – Maestro d’inchiostro”, di Monica Fumagalli
  • “Bagliore bretone”, di Jean-Luc Bannalec
  • “La donna dal kimono bianco”, di Ana Johns

Ci sono stati due libri, ambientati in Giappone e scritti da autrici statunitensi, che ho preso con l’offerta estiva della TEA di due libri a € 9.90. Si tratta di “Cinquanta modi di dire pioggia” e “La donna dal kimono bianco”. Sono romanzi pubblicati da un po’ e che non avevano attirato più di tanto la mia attenzione appena usciti, perché immaginavo che non si sarebbe trattato di libri nelle mie corde, però ho voluto dar loro una possibilità approfittando della promozione, e perché sono sempre pronta a ricredermi.

Devo confermare quanto immaginavo, ovvero che non mi hanno entusiasmata, non si tratta di un tipo di narrazione che riesca a restituirmi un Giappone che dia la sensazione di essere davvero reale, passato o presente che sia. In entrambi i casi mi pare di leggere di un Giappone un po’ troppo di “maniera”, abbastanza stereotipato, dove vengono mostrati solo gli aspetti che possono colpire e affascinare l’immaginario occidentale, e si indugia per quanto riguarda la sua descrizione spesso nel didascalico o nella cartolina, sacrificando il realismo e la naturalezza dell’agire e pensare dei personaggi, che pur essendo giapponesi non si comportano e pensano come tali, anche quando sono protagonisti fuori dagli schemi o che vogliono “ribellarsi” a un sistema.

E seppure dentro di me io sia convinta che da parte delle autrici ci sia stato un serio lavoro di documentazione – una delle due conosce anche la lingua giapponese – mi pare che per precisa scelta si sia privilegiato soprattutto l’aspetto romantico o drammatico delle vicende, il che non è un male, visto che uno degli scopi della narrativa è anche coinvolgere e commuovere il lettore, ma il tutto è permeato da un punto di vista profondamente occidentale, che, applicato a personaggi giapponesi appare molto forzato e improbabile per chi conosca un po’ la cultura e la mentalità di questo paese.

Sono entrambi libri che trattano argomenti molto pesanti e importanti – come la discriminazione nei confronti delle persone nate nel dopoguerra da unioni “miste” e il destino riservato un tempo a molti bambini nati da tali unioni, e la vita difficile delle loro madri – e trovo lodevole che si sia scelto il mezzo della narrativa per porre l’accento su certe questioni e parti di storia anche dimenticate, ma per mio gusto personale non le ho trovate delle letture che mi abbiano convinta.

Come altre letture, mi è piaciuto molto “Ti ho vista ieri”, storia di un’infanzia trascorsa tra la Sicilia e il Veneto, ironico, tenero e acutissimo, mi ha fatto ripercorrere ricordi e certe atmosfere un po’ mitiche di quando si era bambini. Lettura scorrevole, divertente e coinvolgente, pare di leggere un po’ la storia di ognuno di noi, e insieme la storia di certi anni italiani appena dietro l’angolo ma che sembrano già così lontani da questa nostra contemporaneità, che ci rende quasi irriconoscibili a noi stessi.

Poi mi ha stupita un libro letto praticamente per caso, perché avevo iniziato a seguire tutte le nuove uscite della Neri Pozza Beat (poi mi sono fermata). Si tratta di un giallo – autoconclusivo e comprensibile anche se sesto di una serie della quale non ho ancora letto altro – con protagonista il commissario Dupin, personaggio creato da uno scrittore tedesco che utilizza uno pseudonimo francese e ambienta i suoi romanzi in Bretagna. Non so come sia stato possibile, perché non sono particolarmente interessata in genere né ai gialli che non siano giapponesi né all’ambientazione proposta, eppure me lo sono divorato in un giorno e mi sono divertita tantissimo.

Questo è tutto per ora circa le letture di giugno, di alcuni libri della lista che qui non ho citato trovate o troverete le recensioni nel blog o nei profili social. Come sempre, spero di avervi potuto offrire qualche spunto.